Strategie di mitigazione applicate all’allevamento

Ad oggi, le possibilità di interventi di mitigazione degli impatti associati all’allevamento bovino da latte sono innumerevoli e interessano differenti aspetti della stessa realtà produttiva.

L’ottimizzazione delle razioni basata sulla stretta corrispondenza tra esigenze degli animali e apporto dei nutrienti, ad esempio, permette di aumentare la produttività e minimizzare l’escrezione di sostanza organica; la miglioria della gestione della mandria in termini di performance riproduttiva rende invece possibile ridurre il numero di capi allevati; ancora, l’utilizzo di specifici additivi comporta una riduzione dell’emissione di metano enterico; la destinazione degli effluenti di allevamento ad impianti di digestione anaerobica riduce invece il rilascio in atmosfera di gas inquinanti.

Poiché la fase di stalla contribuisce per circa il 91% alle performance ambientali della filiera produttiva del formaggio Grana Padano DOP, uno degli obiettivi del progetto LIFE TTGG è stato quello di individuare, tra l’ampia gamma di strategie di mitigazione disponibili, quelle in cui risiedono le più elevate potenzialità di riduzione degli impatti.

Le analisi condotte seguendo la metodologia Product Environmental Footprint (PEF) hanno fornito un quadro organico degli impatti ambientali relativi alla fase di allevamento, a partire dal quale è stato possibile proporre azioni di “intensificazione sostenibile” effettivamente praticabili, tenendo conto delle caratteristiche strutturali di ciascuna realtà produttiva e del contesto socio-geografico in cui questa è inserita.

Applicando tale approccio ad un allevamento rappresentativo della filiera Grana Padano DOP, è emerso come una migliore efficienza di gestione dei fertilizzanti organici e di sintesi abbia il potenziale di ridurre del 5,06% l’impatto ambientale ad esso associato.

Nel concreto, la strategia di mitigazione proposta si è basata su ipotesi di interventi quali: l’implementazione di una copertura rigida per la vasca di stoccaggio degli effluenti, l’interramento ad una profondità maggiore di 15 cm con chiusura del solco durante la distribuzione in campo degli effluenti, l’iniezione nel terreno di fertilizzanti di sintesi e l’utilizzo di urea a lento rilascio. La messa in pratica di queste misure minimizza le perdite gassose di azoto sotto forma di ammoniaca e riduce al tempo stesso le emissioni indirette di protossido d’azoto e ossidi di azoto.

Le strategie di mitigazione non solo permettono una riduzione degli impatti, ma anche un beneficio economico. Una gestione più accurata di fertilizzanti organici e di sintesi è infatti accompagnata da un potenziale incremento delle rese ad ettaro relative alle colture autoprodotte, quindi da una minor dipendenza dell’allevamento nell’acquisto di materie prime e mangimi sul mercato.

Fonte: Università Cattolica del Sacro Cuore

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